«FUTURISMI CONTEMPORANEI. Oltre i confini del tempo», mostra
promossa e presentata dalla Fondazione Donà dalle Rose nelle prestigiose
sale del Piano Nobile e nel giardino segreto di Palazzo Donà dalle Rose, tra gli
eventi del Padiglione del Camerun alla 60° Biennale Arte di Venezia
Palazzo Donà dalle Rose | Fondamenta Nove 5038 |Venezia
Apertura dalle 11:30 alle 17:00 dal 5 maggio al 9 giugno 2024.
L’inaugurazione, con conferenza, è fissata per domenica 5 maggio alle ore
11:00.
La manifestazione, fortemente voluta e patrocinata dalla Fondazione Donà dalle Rose, è
inserita nelle attività della Fondazione medesima e tra gli eventi del Padiglione del
Camerun alla Biennale Arte di Venezia 2024. Ospite di Palazzo Donà dalle Rose, è curata
da Michele Citro ed Andrea Guastella, in collaborazione con il collezionista e mecenate
Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona; vede esposte sculture di Boccioni (fra cui il celebre
Sviluppo di una bottiglia nello spazio, una bottiglia poggiata su un piatto i cui due
elementi costitutivi danno vita a una natura morta, tema paradossale nella poetica
futurista di Boccioni, dove l’artista calabrese, rifacendosi forse a una scultura di Medardo
Rosso — il Bookmaker — riesce a rendere il gioco dinamico che sta alla base dei suoi lavori
attraverso una visione vorticosa degli elementi, rendendo indistinti l’interno e l’esterno
degli oggetti e dando movimento al tutto. L’esemplare in mostra è un surmoulage,
autorizzato dagli eredi Marinetti, dell’esemplare Winston Malbin — ricavato dal gesso del
MASP — oggi al Metropolitan di New York. Accanto ad essa, l’Antigrazioso, scultura in
gesso patinato realizzata tra 1912 e 1913 e conservata presso la Galleria Nazionale d’Arte
Moderna e Contemporanea di Roma che rappresenta la madre dell’artista. Il busto è uno
dei pochi esempi superstiti delle sculture futuriste eseguite da Boccioni tra il 1912 ed il 1913
ed esposte alla “Galerie 23” di Parigi nel 1913. Il surmoulage in mostra, sempre autorizzato
dagli eredi Marinetti, deriva da una fusione in bronzo realizzata dalla famiglia Marinetti
nel 1951 prima di cedere il gesso alla GAM e poi venduta nel settembre 1956 a Lydia e
Harry Lewis Winston Malbin, che la lasciarono nel 1989 al Metropolitan di New York) ed
opere di artisti contemporanei improntate a un futurismo eterno. Oltre i confini del
tempo…
Fra questi: Luigi Citarrella (con la sua Bagnante che fonde un corpo di donna ed una
testa a forma di motore. Lei che, come la “macchina”, dovrebbe lanciarsi in una corsa
sfrenata, riposa, invece, comodamente sdraiata. Il suo movimento — come il nostro, al
cospetto del lavoro — è intimo, interiore. È il moto fermo e silenzioso della macchina che
immagina di diventare umana), Alessia Forconi (con la sua flora futurista, dove un
albero non è solamente un albero, ma è anche sole, vento e il canto degli uccelli che
riposano sulla sua chioma…), Marco Manicardi (con il suo pesantissimo e
cromaticamente neutro corpo umano raggomitolato in posizione fetale che, proprio come
un bambino, non sembra affatto consapevole del suo triste destino. Ciò nonostante un
dubbio si fa strada: se le trafitture fossero, in definitiva, necessarie? Se solo attraverso le
tante ferite ricevute — a cominciare da quelle inferte dai Futuristi all’arte del passato —
fossimo in grado di stabilire connessioni?), Fulvio Merolli (con le sue figure marmoree
volanti, dinamiche e roboanti, attraverso le quali l’artista si fonde col suo gesto artigiano e
creatore: il movimento, in astratto, non esiste, neppure nel pensiero. Esiste il divenire, e la
materia plastica, vibrante della scultura ne è la prova), Rosa Mundi (con una delle sue
sfere armillari dove uno dei cavalli di San Marco sembra muoversi all’interno di un
“orologio”. Il suo passo, misurato, attraversa il tempo e sembra avere la stessa funzione del
cavallo che, ne La città che sale di Boccioni, segnava l’avvento del Futurismo: simboleggia
la forza trasformativa dell’arte. Ma con una differenza sostanziale. Mentre il cavallo di
Boccioni era furente e imbizzarrito, quello di Rosa Mundi procede a passi tardi e lenti. Non
c’è bisogno di affrettarsi. La ruota gira, e il futuro, come il passato, è già presente; e le sue e
“valigie”, di vari formati, che rappresentano il bagaglio culturale impalpabile, stratificato
nei millenni, delle diverse esperienze ed ere umane), Cesare Catania con il suo “Abbraccio”
nel cuore del giardino segreto di Palazzo Donà dalle Rose e le sue piramidi rovesciate che
preservano il cuore del mondo tra i cumuli di macerie (in piano nobile), Giuseppe Negro (con la sua
“architettura” di tessere, dipinte di colori scuri, che riecheggiano il colore nero del legno
bruciato, tipiche dell’agire poietico dell’artista. Nell’opera le tessere sono metaforicamente
unite dallo sviluppo di frammenti di legno bruciato, giustapposti ed aggettanti rispetto alla
struttura, e da piccole teste, simili a sculture), Elia Alunni Tullini (con la sua scultura
dinamica, in cui un mezzobusto della Venere di Milo emerge dal vortice di una betoniera,
Tullini sembra quasi prendere in parola i futuristi: nell’abbraccio mortale della macchina,
la povera Venere ruota su se stessa, incredula e stupita. Ogni speranza sembra perduta. E
tuttavia, prima che una risata ci sommerga, sopraggiunge un pensiero: la rotazione della
macchina è del tutto naturale. Ruotando su se stessa la scultura — la tradizione classica –
si riscopre terra, elemento chiave, perno ineludibile di ogni interpretazione), nonché pezzi
di design del fondatore di Alchimia, Alessandro Guerriero (con le sue sedute di “Re-
design”), Massimo Giacon (con il suo coniglietto “pelle e ossa”, che trova le proprie
radici nella Toy Culture, una sottocultura nata all’inizio degli anni ’90, come evoluzione
tridimensionale dei puppet del writing, sviluppatasi parallelamente all’affermazione della
street art occidentale e dei manga giapponesi e coreane) e Studio Superego (con gli
arredi della collezione Bon Bon, composti da una sequenza di moduli in plexiglas colorato
che si ripetono e sovrappongono costruendo la forma. Una serie di pezzi unici progettati e
prodotti da Studio Superego in collaborazione con Marco Pettinari. Il tavolino Bon Bon,
con colori che sembrano presi in prestito da Futurballa o Depero, ne è il protagonista
indiscusso).
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Conferenza a Palazzo Donà dalle Rose nella Galleria dei Dogi “Il viaggio oltre la tela: i confini dell’intelligenza artificiale nell’arte” – Opening mostra personale di Marzia Ratti – Parteciperanno al dibattito Gianluca Balocco Moor, David Barkovitz, il Curatore Alessio Musella e il prof. Giuseppe Amoruso. Verrà proiettato il cortometraggio sull’artista Michele Tombolini“The Voice of the planet”
“IL VIAGGIO OLTRE LA TELA: i confini dell’Intelligenza artificiale nell’arte”
Conferenza
Interverranno
- Prof. Giuseppe Amoruso Docente del Politecnico di Milano
- l’artista Marzia Ratti
- l’artista Gianluca Balocco Moor
- l’artista David Berkovitz
moderano
il curatore Alessio Musella ed il project legal manager del Padiglione del
Camerun Chiara Modìca Donà dalle Rose
Per l’occasione verrà aperta al pubblico la mostra personale dedicata a dieci Donne
della Storia di Venezia con opere inedite dell’artista
MARZIA RATTI
“VENETIAN DoNnA BOXES”
a cura di Alessio Musella
26 aprile – 3 maggio 2024
Palazzo Donà dalle Rose | Cannaregio 5101 | 30121| Venezia
www.fondazionedonadallerose.org
Tel +39.041.5202401/+39.3801541468
fondazionedonadallerose@gmail.com
fondazionedonadallerose@pec.it
CF: 94096910271
P.IVA 04553360274
La conferenza verterà sull’uso dell’intelligenza artificiale nell’arte, cercando di indagarne le
potenzialità ed i limiti ma soprattutto ascoltare un dibattito tra chi opera un’indagine
pittorica, sociologica e storica sul tema come gli artisti Marzia Ratti e Gianluca Balocco
Moor in una visione inversamente proporzionale rispetto a quelle di David Bergovitz,
entrambi artisti in residenza presso la Fondazione Donà dalle Rose nei mesi di gennaio e
febbraio 2024.
Prima della conferenza verrà proiettato il cortometraggio “The Voice of the planet” con la
Regia e Sceneggiatura di Lisa Festa, Film Editor Max Menghini, Prodotto da DNA
Cultural/Black Dof Film / Fondazione Donà dalle Rose, tratto da soggetto Sulla storia
dell’artista veneziano Michele Tombolini, già artista della collezione Fondazione Donà dalle
Rose.
MARZIA RATTI
“VENETIAN DoNnA BOXES”
In esposizione a Palazzo Dona’ dalle Rose, nella Galleria al piano nobile, l’artista racconta la
storia di Venezia attraverso la storia di dieci donne che parlano e si raccontano al pubblico,
una ad una attraverso dieci opere sotto forma di piccoli feti dormienti conservati in un liquido
che ne lascia trasparire i colori, i simboli, sprigionando significati iconografici tra le trame
della loro storia e vita tramandata. Questi dieci preziosi scrigni di vetro raccontano e
conservano il loro DNA, traghettandolo nell’universo quantico. È un tributo all’espressione,
alla consapevolezza e all’ eccellenza al femminile.
Le donne di Venezia di Marzia Ratti si materializzano oltre il racconto, restituendoci la
forma del pensiero, come la proiezione di una visione distopica capace di riportare nel
presente il loro DNA, rendendole così ancor più eterne.
La mostra è curata da Alessio Musella e in essere dal 26 aprile al 3 maggio 2024 con apertura
gratuita al pubblico.
Gianluca Balocco Moor racconterà la sua arte, pittura e indeterminazione, “Caduceo”, la
prima opera trans-pittorica che unisce pittura fotografia e A.I., ispirato al paesaggio erotico di
William Turner di cui ne riporta la materia con una tecnica 3D. Un tableau vivant in continua
ed impercettibile mutazione che verrà esposto nella sua versione elettronica “impermanence”.
Mentre David Berkovitz interverrà nella dialettica contrapposta al tema della conferenza con
la sua opera dominata da tagli verticali sulla carta, rimandando a tutto ciò che è mistero nella
vita e oltre. I tagli ora squarci potenti, ora movimenti leggiadri, sono protesi verso mondi
segreti che attendono di essere svelati.
ORARI MOSTRA
11.00 – 17.00 tutti i giorni tranne il lunedì
sabato / domenica: saranno presenti l’artista Marzia Ratti e l’art curator Alessio Musella
Per ulteriori informazioni
Ufficio Stampa Fondazione Donà dalle Rose
press@fondazionedonadallerose.org
www.fondazionedonadallerose.org
La Fondazione
La Fondazione Donà dalle Rose è un istituzione culturale che opera nel settore delle arti visive, musica, danza, cinema, letteratura, editoria, filosofia, architettura, diritto, politica, sport e che persegue finalità di promozione della cultura in Italia ed all’estero in ogni sua più ampia accezione valorizzando, altresì, gli antichi fondamenti e valori della cultura della filantropia e del mecenatismo.
L’ARTE RADDOPPIA
RAFFORZANDO
IL PONTE TRA VENEZIA E PALERMO:
AL VIA MOSTRE DI PRIMAVERA
“BANKSY: IL BESTIARIO NEL ROSETO” (19.5.23-18.6.23) Portego di Palazzo
In evidenza
“ORBITING MOON” (12.5.23-18.6.23) Androne di Palazzo
“WONDERGLASS” (19.5.23- 22.5.23) Sala Ambassador di Palazzo
a Palazzo Donà dalle Rose a Venezia, Cannaregio 5038
e
“DECOLLAGE” (13.5.23-21.5.23)
Nel cortile interno di Palazzo Imperatore
Palermo, Via Vittorio Emanuele 484
una programmazione densa di attività tra residenze d’artista e mostre
nell’ambito del format The Doge Venice Carpet
e delle Fondamenta Nove dell’Arte
dal 12 maggio al 18 giugno 2023
con gli artisti
BANKSY
Ezio Cicciarella, Luca Missoni e Rosa Mundi
ADE, DEMETRIO DI GRADO, ALESSANDRO ROCCA SALVA, MICHELE TOMBOLINI
WONDER GLASS
Vernissage a Venezia:
“Orbiting Moon” venerdì 12 maggio 2023 ore 17,30 s
“Wonderglass” venerdì 18 maggio 2023 ore 17,30
“Banksy: Il bestiario nel roseto” venerdì 18 maggio 2023 ore 18,00
Opening a Palermo:
“Decollage” sabato 13 maggio -21 maggio 2023
Venezia, 12 e 19 maggio 2023
Palermo 13 maggio 2023
La Fondazione Donà dalle Rose – ispirata ai principi più autentici del mecenatismo e creata con l’obiettivo di salvaguardare, valorizzare e promuovere il patrimonio artistico, storico, archivistico, filosofico e musicale italiano – nell’ambito della programmazione del The Doge Venice Carpet e del format denominato le Fondamenta Nove dell’arte, presenta tre mostre di respiro internazionale che dal 12 maggio al 18 giugno 2023 saranno ospitate in contemporanea nella sede veneziana, a Palazzo Donà dalle Rose, in contemporanea alla Biennale Architettura di Venezia ed in quella palermitana, a Palazzo Imperatore nell’ambito della settimana delle culture :
- “Orbiting moon”dal 13 maggio al 18 giugno 2023
nel suggestivo Androne di Palazzo Donà dalle Rose. Riflettori tutti puntati sulla poetica degli artisti contemporanei Ezio Cicciarella (già in residenza d’artista presso la Fondazione), Luca Missoni e Rosa Mundi, tra scultura, fotografia e pittura per una riflessione intima e particolarmente suggestiva sulla Luna e la sua orbita;
,
- “Banksy & Rosa Mundi: il bestiario nel roseto” dal 18 maggio al 18 giugno 2023
nella storica galleria al piano nobile di Palazzo Donà sono esposti due artisti dall’identità non dichiarata, emblematici e misteriosi, Banksy e Rosa Mundi, svelati nel loro dialogare su temi universali come la guerra, la povertà e le discriminazioni. L’allestimento particolarmente suggestivo mira a conciliare l’opulenza degli stucchi e le opere rinascimentali con il linguaggio contemporaneo dei due artisti, dalla street art all’arte performativa, integrandoli in un dialogo silenzioso tra passato e presente che si ripete;
- “Wonderglass” dal 18 al 22 maggio 2023 nelle Sale Ambassador di Palazzo Donà dalle Rose.
- “Decollage” dal 13 al 21 maggio 2023
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“ORBITING MOON”
Ideata e curata dai giovanissimi Carlo Donà dalle Rose ed Elisa Hegger, la mostra “Orbiting Moon” è un chiaro omaggio alla Luna, unico satellite naturale della Terra, simbolo incontrastato di rigenerazione, purezza e fecondità, pervaso di magia, fonte ispiratrice di artisti, scienziati, filosofi, poeti, uomini di lettere e non solo. La scelta del tema come il luogo non è casuale, il Doge Leonardo Donà dalle Rose accolse lo studioso Galileo Galilei in fuga da Roma per continuare i suoi studi proprio sulla Luna. Passato e presente rivivono nel cuore di Venezia oltre le maree.
La mostra, realizzata al piano terra di Palazzo Donà dalle Rose, apre il sipario su una produzione artistica poliedrica: dialogano fra di loro le sculture in pietra pece di Ezio Cicciarella, le fotografie di Luca Missoni e le sfere armillari e le sculture in marmo nero del Belgio di Rosa Mundi.
Le opere di Ezio Cicciarella sono dominate da un elemento molto caro all’artista: la fascia che, in senso sia figurativo sia metaforico, trasmette sensazioni di tensione, elasticità e legatura a sensazioni di accoglienza e protezione. La benda, come l’ombra della terra avvolge l’ovale in sospensione simulando l’ultima fase della luna, rivelando solo la pietra che lavorata dal Maestro, riporta i classici connotati della crosta lunare.
Fanno da contraltare a queste sculture le fotografie di Luca Missoni, appassionato per l’appunto di fotografia, con una fascinazione vissuta fin da piccolo per l’astronomia, sino a focalizzarsi in tarda adolescenza su studi e ricerche aventi come oggetto primario la Luna. Missoni in questa mostra ripercorre le diverse fasi lunari, documentate attraverso un minuzioso lavoro fotografico che parla al pubblico suscitando forti emozioni. Le sue lune sono intrise di lirismo, hanno colorazioni assolutamente uniche, capaci di proiettare l’osservatore in mondi onirici.
Altrettanto sognanti sono le sfere armillari in mostra dell’artista Rosa Mundi che nel corso degli anni ha sviluppato tecniche innovative arrivando così a creare opere capaci di trascendere i confini della bidimensionalità e tridimensionalità, passando con estrema duttilità dalla pittura alla fotografia, sino alla scultura lapidea. Rosa Mundi invita a soffermarsi sulle sfere armillari, in marmo, in ferro ed in legno, generano nello spettatore, per una riflessione profonda e necessaria sulla natura dell’essere umano e sulla sua relazione con il mondo circostante, l’Universo. Le sue opere mirano a dialogare con l’ambiente e a lasciarsi perforare dalla luce, restituendo l’infinito della loro essenza negli sguardi dello spettatore, raffigurando innumerevoli orbite possibili e buchi neri dello spazio.
“I lavori esposti offrono una visione sfaccettata della Luna: materica nell’opera di Cicciarella, fotografica nella produzione di Missoni, metafisica nelle sfere armillari di Rosa Mundi” afferma Carlo Donà dalle Rose, che aggiunge “Si tratta di tre prospettive artistiche differenti – ma pur sempre tutte incentrate sull’elemento lunare e sul mistero che lo avvolge nel silenzio dell’Universo – capaci di restituire al visitatore uno spaccato assolutamente insolito e inedito di un satellite ‘bilanciere’ del tempo”.
“Oltrepassare i confini dell’umano visibile è la principale sfida che abbiamo lanciato ai tre artisti selezionati che hanno accettato di porla in essere, intrecciando i rispettivi lavori in un percorso denso di installazioni performative in grado di guardare oltre lo scibile” conclude Elisa Hegger.
“Rosa Mundi ci propone una visione filogenetica e ontogenetica del mondo e dell’individuo (…) Prende corpo così la sua personale riflessione sullo stato del pianeta e sul destino dell’uomo, con un eclettismo tecnico che privilegia i materiali tratti dalla natura. L’esposizione offre una ambientazione volutamente labirintica e capace di unire in modo paratattico una molteplicità di opere (…) un bagaglio materializzato della memoria personale e collettiva” evidenzia la critica Prof. Angela Vettese.
“Il prestigioso Palazzo Donà dalle Rose è emblema di diverse dimensioni e anime, materiali e immateriali, che si tramandano dal passato e si intersecano col presente, coniugando la solenne testimonianza della città storica con la visione innovativa della Venezia moderna” sulla dimora e sulla mostra “Rosa Mundi, grazie al sapiente recupero di materiali diversi rappresenta la poliedricità di momenti vissuti dall’uomo nel passare dall’era della pietra al post-umano, delinea una materialità sintetica e tecnologica che conduce sino a un metaverso sconosciuto. L’artista sviluppa attraverso sfere armillari composte con cerchi di botti antiche, e con un’articolata installazione che ripercorre l’evoluzione dell’uomo, a partire dalla sua dimensione animale, quella di mammifero erbivoro, fino a Homo sapiens, che si immagina di trasformarsi in una potenza geologica capace di cambiare il naturale processo evolutivo del mondo in cui viviamo “conclude il critico presidente della Stanza dell’arte, il critico Prof. Simone Saccomanni.
“Cicciarella appare, infatti, di carattere deciso, concreto, con un grande senso del lavoro, della fatica, del sacrificio. Nel contempo, è un artista dai modi cordiali, a cui piace condividere creatività e bellezza con amici e professionisti del mestiere e non, predisposto all’accoglienza di un confronto, di un’idea, di un sorriso, di ogni stimolo che gli si presenta nella realtà. Stimolo che lui trasforma sempre in qualcosa di positivo, energia creativa da cui farsi condurre in riflessioni più ampie su di sé, sul suo lavoro, sulla esistenza. […] Fra Informale e Concettuale, lasciandosi trasportare dalla pietra, rispettandone la natura, l’autenticità, “fascia” le sue sculture (ricavate ciascuna da un unico blocco di pietra che poi va a lavorare in modi diversi), intridendole (scoprendosi lui stesso) di sensualità. Le fa carnose, conferendo ad esse una forte carica erotica, tanto immediata da tradursi a primo impatto. Si creano, così, lavori metafora originale di quell’atavico, amoroso conflitto uomo/donna, positivo/negativo, inquietudine/appagamento, da cui è impossibile non rimanere profondamente affascinati” dichiara la critica Laura Faranda.
” Lo scultore siciliano lavora in questo contrasto tra esaltazione del macigno nella sua naturale essenza e il velo suadente che il virtuosismo dell’artista panneggia. Se queste velature hanno qualcosa di nettamente figurativo, berniniano, classicheggiante, l’esaltazione della materia scultorea presuppone una consapevolezza concettuale, nel solco della lezione novecentesca. Si gioca tra questi poli opposti la partita di Cicciarella. L’artista vince nell’uno e nell’altro campo, orchestra la lotta tra spirito e materia, l’eterna battaglia che conosceva bene anche Michelangelo, una battaglia dal moto perpetuo, che non può finire né fermarsi. Attaccando con lo sguardo queste opere, lo spettatore subisce una prima ritirata. Si interroga e non capisce come sono fatte. Segue la meraviglia perché egli scopre che la sostanza è una ma la forma ha fatto un salto triplo, è svelata una possibilità della pietra che l’occhio umano non può cogliere: siamo dentro le vene della terra” evidenzia il critico Mosè Previti.
“Fasce che avvolgono blocchi lapidei ora appena sbozzati, ora cesellati, ora in equilibrio precario. Blocchi in pietra bianca o nera, ma sempre siciliana, o meglio iblea, come le cave da cui sono estratte, come la pelle dei suoi abitanti, come la terra di origine dell’autore. Sono nodi, legature, sostegni, abbracci, un concetto in fasce oppure opere ancora in nuce.. a prima vista non è dato sapere. Non ci sono appigli possibili, nessun titolo ci guida alla comprensione di queste sculture. Eppure, a ben riflettere, tutto il mondo di Ezio Cicciarella, il suo sentire, le sue urgenze, le sue rivendicazioni, si palesa chiaramente davanti ai nostri occhi nel materiale adottato, nelle cromie scelte, nelle tensioni suggerite, nel sudore versato per modellare la sua pietra.
La sua poetica si nutre di rimandi alla realtà quotidiana, alla vita vissuta, alle relazioni intessute, all’amore/odio di catulliana memoria per la sua terra natia. Tutto è molto istintivo, frutto di una sensibilità fuori dal comune, avulso da qualsiasi accademismo o moda del momento” evidenzia il critico Ciro Salinitro.
Due giovanissimi curatori:
Carlo Donà dalle Rose, figlio d’arte, da sempre ha vissuto tra esposizioni ed eventi culturali tra Parigi, Venezia, Palermo e Porto Rotondo, ha partecipato sin dalla tenera età alla realizzazione di numerosi padiglioni nazionali “in e off” della Biennale di Venezia, tra arte ed architettura, nonché alla creazione della BIAS – Biennale Internazionale di arte sacra delle religioni dell’umanità ed infine al Festival delle Filosofie.
Giovane appassionato di cinema, arte e fotografia, già assistente del regista Edoardo Winspeare, studente universitario in Economia e Commercio e studioso di economia dei beni culturali, già diplomatosi al rigido collegio militare della marina italiana Morosini di Venezia, ha deciso di seguire le orme dei nonni paterni e materni, entrambi collezionisti d’arte old master painting ed appassionati di arte contemporanea, entrando così a pieno titolo tra gli esponenti operativi della Fondazione della famiglia. Il suo contributo mira ad offrire una visione nuova e particolarmente dinamica ed aperta nella ricerca di un dialogo tra il linguaggio dei giovani con quello forbito dei più anziani.
ELISA EGGER, promettente studiosa di economia dei beni culturali, ha già all’attivo numerose esperienze nel campo curatoriale per la sua giovanissima età. Ha frequentato la Sotheby’s Institut of art nel 2022, precedentemente è stata Art Consultant presso Saphira & Ventura Gallery – New York e prima ancora Assistant Curator presso la Corte dell’Arte di Venezia, nonché Assistant Managing director presso Palazzo Contarini Polignac e, sempre a Venezia, Researcher and assistant for the Art Manager Administration assistant Creanova e New Art Academy a Como. Elisa ha già curato nel 2022 l’artista digitale giapponese Yusuke Akamatsu. L’arte e la moda sono da sempre la sua grande passione.
MOSTRA APERTA AL PUBBLICO CON INGRESSO GRATUITO
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“WONDERGLASS”
Una suggestiva esposizione di opere iconiche del vetro nell’arte e l’arte nel vetro, per WONDERGLASS nelle sale Ambassador di Palazzo Donà dalle Rose, inserite in un contesto domestico di domus patrizia originale che racchiude in sé la storia della Serenissima. La mostra è curata da Giancamillo Custoza partendo proprio dall’artigianato che nell’isola di Murano che guarda a Palazzo Donà dalle Rose, viene celebrata. Il legame tra la Fondazione Donà dalle Rose e Murano è molto stretto al punto che la Fondazione ha organizzato una rassegna musicale a Palazzo 2023/2024 per la raccolta fondi per il restauro di un antico organo Steinmeyer da destinare all’antichissima Basilica di Murano di SS.Maria e Donato, con il coordinamento di Davide Vincent Mambriani, Thomas Ospital organista titolare di Saint Eustache a Parigi ed il parroco della Basilica Don Luca Biancofio.
MOSTRA APERTA AL PUBBLICO CON INGRESSO GRATUITO
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“BANKSY & ROSA MUNDI: IL BESTIARIO NEL ROSETO”
Al Piano Nobile di Palazzo Donà dalle Rose, a Venezia, la mostra “BANKSY: IL BESTIARIO NEL ROSETO”, con opere originali dei due artisti, lo street artist Banksy e Rosa Mundi che non si dichiarano apertamente le identità ed i loro volti, offre uno spaccato inedito sull’arte contemporanea per una riflessione su temi di grande attualità a livello mondiale, dalla guerra all’immigrazione sino alla povertà.
In questa mostra si intrecciano le vite di questi due artisti internazionali perfettamente integrate negli stucchi seicenteschi di Palazzo Donà. Il risultato è un tripudio di emozioni che unisce il dentro ed il fuori della domus patrizia veneziana, restituendo al Portego la sua antica funzione di congiuntura, tra le stanze private ed il cortile pubblico del palazzo del Doge Leonardo Donà. Le opere sono pezzi di porte di Bristol, cartoni della pizza trasformati in improbabili tele, falsi d’autore in olio su tela che nell’intervento ironico e concettuale di Banksy assumono forme e significati diversi e poi il vetro e la plastica riciclata da Rosa Mundi che diventano concetto spaziale dalle infinite visioni, dentro e fuori, ed il marmo assoluto nero del Belgio che da petrolio si trasforma in specchio nero.
Grazie a questa mostra, emergono spunti di riflessione sulla ricchezza, sul potere costituito e sul destino dell’arte. Le ninfee del lago di Giverny di Monet con la segnaletica dei “lavori in corso” rappresentano il punto di partenza per gli artisti in cerca d’autore mentre il ratto delle Sabine gioca sull’ambiguità dei significati possibili di una medesima parola: ratto e topo! La mostra offre uno spettacolo unico e suggestivo che porta l’osservatore dentro “la casa della casa” di due artisti con un allestimento singolare che rende possibile vedere le opere dei due artisti davanti e dietro, oltre la fissità delle pareti.
Il fil rouge che unisce Banksy e Rosa Mundi, non solo in tale occasione ma anche in linea generale riguardo alle rispettive produzioni artistiche, è soprattutto il riciclo. Ovvero, se Banksy utilizza muri e porte vecchie – tanto che in mostra a Palazzo Donà dalle Rose si possono ammirare anche pezzi rarissimi provenienti proprio da Bristol, città natale dell’artista, – anche Rosa Mundi usa materiali riciclati, vetro e plastica, marmo, legno come i pigmenti naturali vegetali e organici marini.
“It blurs the boundaries between painting, sculpture and installation demonstrating that art can provide a more sensual alternative to provoke thoughts and emotions about our endangered planet. She acknowledges this dilemma and centres on the recognition that we have entered into the Anthropocene where human activities are upsetting the delicate balance of nature. Her ambitious multi-disciplinary installation employs the critical device of metaphor and touches on aspects of astronomy, anthropology, geological time and philos, ophy. Her works address the future yet retain a 19th century fascination for the wonders of nature with a meticulous attention to detail and an appreciation of the intrinsic quality of the materials she uses” evidenzia il critico e curatore James Putnam.
“Attraverso la fecondità ineludibile della tradizione intesa al di là di ogni separazione storico-dualistica, in un’unione ideale di tutte le religioni e le lingue, l’opera di Rosa Mundi ci rivela nella sua trasparenza quella trama unificatrice, nascosta ma sempre soggiacente, che lo sguardo profetico – e in questo caso estetico e poietico – è capace di riconoscere nella realtà. Tutta l’opera di Rosa Mundi è una poetica e una metafisica della luce, della creazione e della trasparenza, miracoloso punto di contatto tra pura presenza sensibile e astrazione ideale, nella tessitura di una trama ritmica in cui la dissoluzione delle forme evoca le possibilità infinite di ogni forma futura” osserva il critico Prof. Guido Brivio di Bestagno
“I ruoli molto diversi che l’arte e i suoi attori hanno ricoperto nel corso della storia, con la loro crescente autonomia progressiva di funzioni e spazi sociali, ci hanno portato a dimenticare la natura etica della pratica estetica. Ma in un mondo percepito come in grado di crisi sempre crescente, molti artisti sentono l’obbligo inevitabile di recuperare quella natura, manifestando un atteggiamento nei confronti dell’arte e della società pienamente responsabile, e anche perché no, salvatore” osserva sulla mostra il critico Massimo Scaringella.
“Di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere. Se qualcuno non vuol dirti qualcosa, il movente è l’atto stesso del non dirla. Certo è possibile ipotizzare ragioni diverse, anche piuttosto plausibili. Un artista, ad esempio, che non riveli il suo nome, o si celi dietro uno pseudonimo, potrà farlo per operare in tranquillità, o per vezzo, o per non assumersi la responsabilità delle sue azioni. Banksy, ad esempio, a causa delle sue sagome apparse un po’ ovunque, rischierebbe, in taluni paesi, un processo per vandalismo, in altri per moventi politici o per lo sfruttamento di loghi commerciali. Tuttavia, a giudicare dalla sua forza, la scelta dell’anonimato va al di là di ragioni contingenti. Banksy non si svela perché questo è esattamente ciò che vuole. E in tale mistero, da eroe mascherato, risiede la sua prima e più brillante creazione. Ora, la scelta di rimanere nell’ombra è il primo, e il più evidente, punto di contatto tra Banksy e Rosa Mundi. Entrambi sanno benissimo, come scriveva su un Capriccio il vecchio Goya, che “nessuno si conosce”, che cioè ciascuno è un segreto per se stesso. Ma l’ignoranza, che per Goya era una colpa, per i due contemporanei è esperienza vitale: consapevolezza che ogni conquista estetica, ogni certezza morale, è un approdo provvisorio. Gli stencil di Banksy che ci osservano dalle pareti delle case o dai cartoni, o le sfere armillari di Rosa Mundi che rispecchiano visioni all’apparenza casuali, non sono semplici canali, strumenti di qualcos’altro: come il nome taciuto, sono il mezzo, ma anche il fine. Sono il luogo in cui l’ombra ritorna al corpo da cui si è staccata: quello di chi la creata, certo, ma pure quello di chi, osservandola, la rivive e la ricrea. Le loro storie sono anonime perché appartengono a tutti: non parlano di Banksy e Rosa Mundi, ma di noi” aggiunge il critico e curatore Andrea Guastella
“Rosa Mundi e Banksy rifuggono il divismo, ovvero la lettura di un’opera attraverso l’appartenenza e la biografia dell’Artista. Pur essendo contemporanei il loro sguardo è antico, consapevole di esprimere la collettività, di rappresentare le radici più profonde di una civiltà o di un particolare momento storico sull’orlo di una svolta epocale. Per questo ragionano entrambi per sedimentazioni, trasparenze e gesti volontari: tracce che rappresentano la loro firma, la loro nascosta identità. Ambedue cittadini del tempo, affascinati dal ciclo continuo della vita e dei popoli, prendono e usano materiali comuni – addirittura banali come vecchi infissi o cartoni da asporto – per esaltare la preminenza del contenuto, del messaggio che supera confini e barriere nazionali. Rosa Mundi, più riflessiva e orientata a indagare i fili che legano i tempi dell’uomo a quelli del cosmo affianca la luminescenza dei colori ricavati dai corpi spiaggiati delle meduse alla fragile durezza del ferro, trasformato in giochi concentrici di fluidi cerchi e stabili geometrie. Banksy più intuitivo e carnale, cancella le inutili e transitorie distinzioni di classe sovrapponendo alla formalità dell’arte nobile l’urlo cromatico di chi cerca il proprio riscatto “ conclude il critico Massimiliano Reggiani.
“Rosa Mundi è lo pseudonimo dietro al quale si cela l’anima eletta di un artista colta e raffinata indagatrice instancabile, sia del reale, del fenomenico, che dell’immaginifico, meglio, del metafisico.
Le opere d’arte esito felice della poiesi di Rosa Mundi sono chasteliane favole, forme, e figure dell’arte, attinenti al darsi sapiente di un artista poliedrica, segnatamente caratterizzata da una progettualità multiforme, mista di ricerca antropologica e storica; qui, pittura, scultura, fotografia, cinematografia, video, installazioni, e performance, si alternano, in un caleidoscopio di eventi che informano il variegato e proteiforme catalogo dell’artista.
Quello di Rosa Mundi, è un momento creativo dello spirito qualificato da una filosofia dell’arte che si definisce, non già, sostanzialmente, nella mera identificazione con la disciplina estetica, ma viceversa, si precisa, differenziandosi da questa” dichiara il critico Giancamillo Custoza.
“Collezionisti nella contemporaneità vuol dire oggi, come nel passato, sapere osare, sapere rinnovarsi nella costante ricerca di un dialogo tra autori celebri, come quelli della galleria di casa e altrettanto celebri ma viventi della street art come delle arti visuali. E’ una sorta di sfida che accetta critiche come entusiasmi”- concludeChiara Modìca Donà dalle Rose, Presidente dell’omonima Fondazione.
MOSTRA APERTA AL PUBBLICO, A PAGAMENTO
DOVE
Palazzo Donà dalle Rose
Fondamente Nove, 5038, 30121 Venezia
“ORBITING MOON” – Piano Terra
“BANKSY: IL BESTIARIO NEL ROSETO” – Piano Nobile
Palazzo Imperatore
Via Vittorio Emanuele 484. 90100 Palermo
“DECOLLAGE” – Cortile interno
ORARI DI ENTRAMBE LE MOSTRE
11.00 – 17.00
COSTI BIGLIETTO
“ORBITING MOON” – mostra gratuita
“BANKSY & ROSA MUNDI: IL BESTIARIO NEL ROSETO” – costo dagli 8 euro ai15 euro
“DECOLLAGE” –mostra gratuita
UFFICIO STAMPA FONDAZIONE DONA’ DALLE ROSE
GIORDANA SAPIENZA
Mob. +39 342 8538791
Email:
press@fondazionedonadallerose.org
fondazionedonadallerose@gmail.com
Sito WEB:
www.fondazionedonadallerose.org
SITI WEB ARTISTI :
www.rosamundivisualart.com
per
ADE| Demetrio di Grado | Alessandro Rocca Salva
www.sudestasicontemporanea.com
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